Discorso del Presidente Palli alle Celebrazioni per il Giorno della Memoria

Pubblicato il 28 gennaio 2025 • Comunicati

Il discorso del Presidente della Provncia di Pavia Giovanni Palli intervenuto alla cerimonia svoltasi lunedì 27 gennaio, al Teatro Fraschini di Pavia in occasione delle celebrazioni del Giorno della Memoria:

Rivolgo un saluto cordiale ai presenti a partire da Sua Eccellenza Il Prefetto, Francesca De Carlini, il Sindaco, Michele Lissia, gli studenti del Liceo Musicale “Adelaide Cairoli” di Pavia, a Pietro Bernuzzi, Presidente della Consulta Provinciale degli Studenti, all’oratrice di questa giornata, Professoressa Elisa Signori, ed a tutte le autorità civili, militari e religiose che stanno seguendo questo momento di memoria.

Un saluto, nonché un autentico ringraziamento per l’azione operosa nel segno della memoria e della resistenza anche oggi, va a Lucio Andreani di ANED e all’ANPI Provinciale.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Conosciamo tutti questo passaggio della nostra Costituzione che ritroviamo al primo comma dell’articolo 3 della nostra Carta costituzionale.

Parole micidiali, forti al punto di fermare guerre ed ingiustizie e che hanno permesso di far radicare saldamente nella nostra Nazione i principi di uguaglianza, di libertà, di dignità umana, con il riconoscimento, pieno e inalienabile, dei diritti universali dell’uomo, di ciascuna persona.

Proprio quei diritti che milioni di donne, uomini e bambini - in massima parte ebrei, ma anche rom, sinti, omosessuali, dissidenti, testimoni di Geova, malati di mente e disabili – videro annientati vittime di un sistema che negava loro ogni diritto, fino all'estremo sterminio nei campi di concentramento. Privati del loro nome e della loro identità, venivano ridotti a numeri, semplici "Stück" – che in tedesco significa “pezzi” – ovvero materia senza alcun valore umano agli occhi del regime. Come ha scritto Hannah Arendt: “Morirono come bestiame, come cose che non avevano né corpo né anima e nemmeno un volto su cui la morte avrebbe potuto apporre il suo sigillo.” Le leggi razziali, in Germania come in Italia, sottrassero loro l’istruzione, il lavoro, la cittadinanza e la dignità, preparandoli così all'annientamento. E tutto questo avveniva sotto lo sguardo indifferente di molti, perché l’indifferenza è stata l’anticamera di ciò che è stato mentre l’odio tra popoli è stato il terreno preparatorio di quell’abominio chiamato Auschwitz.

L’odio si vince solo con la fratellanza, è questo che mi hanno insegnato Bruno e Shmuel seduti uno accanto all'altro, separati solo da una recinzione di filo spinato. Due mondi opposti, divisi da una guerra insensata, ma uniti dalla purezza della loro amicizia. È un frammento della grande opera cinematografica “Il bambino con il pigiama a righe" di Mark Herman.  Una immagine che spiazza ovvero quella di una fratellanza tra popoli diversi, di come, anche nei contesti più bui, il legame umano può superare le barriere imposte dai regimi dittatoriali, di quelle barriere imposte dall’odio.

Ripensando ai tanti muri issati nel segno dell’odio, nel segno della discriminazione non possiamo non scolpire questa frase nella nostra testa:

"Una barriera di filo spinato non può fermare un cuore puro."

Guardare al passato per interpretare il presente significa, infatti, comprendere che i semi dell’intolleranza possono germogliare in ogni epoca, anche nella nostra. Lo vediamo ogni giorno nei conflitti che lacerano il nostro tempo, come quelli che devastano l’Africa, le Americhe, il Medio Oriente ed ancora più vicino la nostra Europa.

È proprio in questi tempi che deve maturare in noi la consapevolezza che “La memoria non è mai neutrale, è una scelta di campo”, come ci ricorda il Cardinale Matteo Zuppi. Infatti, la memoria non può restare confinata ai libri di storia, ma per poter agire deve tramutarsi in una azione concreta di giustizia e solidarietà contrastando l’odio e qualunque forma di discriminazione.

Etty Hillesum, giovane donna ebrea deportata e uccisa nei campi di concentramento, ci ha lasciato un insegnamento profondo quando scrisse: “È proprio l’unica possibilità che abbiamo, Klaas, non vedo altre alternative, ognuno di noi deve raccogliersi e distruggere in sé stesso ciò per cui ritiene di dover distruggere gli altri. E convinciamoci che ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende ancor più inospitale.”

Per non rendere il nostro mondo ancora più inospitale dobbiamo intraprendere, giorno dopo giorno, la strada dell’incontro e del dialogo, la strada della tolleranza e del rispetto reciproco, la strada della Libertà e dell’uguaglianza senza distinzione di razza, sesso e religione. Sono queste le uniche strade che possiamo percorrere insieme per non dimenticare le milioni di vite che hanno conquistato questi valori con il loro sacrificio… per non dimenticare ciò che è stato e costruire un mondo di pace. 


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